Biografia

Pino Mantovani è nato a Bagnolo Mella (BS) il 18 aprile 1943. 

Ha compiuto studi umanistici e d’arte tra Messina e Torino, dove si è laureato con una tesi di storia dell’arte e si è diplomato all’Accademia Albertina, frequentando il corso di pittura di Enrico Paulucci e Mario Davico e di incisione tenuto da Mario Calandri e Francesco Franco. 

Come storico e critico ha pubblicato saggi sul Quattrocento toscano, sull’Ottocento e sul Novecento. Scrive su “Critica d’Arte” di Ragghianti ed è stato docente di Storia e Metodologia della Critica d’Arte all’Accademia. 

Ha collaborato e curato alcune monografie, anche per pubbliche istituzioni, e organizzato mostre in gallerie d’arte. Come pittore ha esordito nella metà degli anni Sessanta, ma le principali mostre iniziarono dal 1971 a Genova presso la Galleria R. Rotta con Carena, Guietti e Pitziani e poi nel 1972 alla Promotrice delle Belle Arti a Torino. 

Da allora ha partecipato ad innumerevoli mostre in Italia, ma anche all’estero, come nel 1998 a Thonon-les-Bains presso la Maison des Arts Thonon-Evian e nel 2002 all’Istituto Italiano di Cultura a Washington Noti critici hanno scritto sulla sua opera: Passoni, Bonous, Fossati, Bartoli, Dragone, Balzola, Cavallo, Bellini, Fanelli, Rosci, De Bartolomeis, Mulatero, Poli. 

In tempi recenti, dopo una mostra antologica della Regione Piemonte nel 2007, ha esposto in un ciclo di mostre personali nei musei russi e nel 2021 presso la Civica Galleria d’arte contemporanea Filippo Scroppo di Torre Pellice.

La Luna

Mantovani riprende lo schema figurativo della Bagneuse de Valpinçon di Ingres: una donna nuda assisa, vista di spalle. Questa rivisitazione si può considerare sotto diversi livelli di lettura: contrapponendo alla pennellata tersa e smaltata dai contorni netti e definiti del pittore neoclassico una pittura volutamente rarefatta e sgranata; modificando il contesto di riferimento, poiché da uno spazio chiuso e protetto si passa ad uno spazio scuro ed indistinto; dalla luce tersa e mattutina della tela al notturno suggerito dal titolo. MAPPA Inoltre la collocazione stessa dell’opera risulta interessante: un momento particolarmente intimo e privato può essere spiato dalla piazza antistante alla chiesa attraverso una finestra spalancata verso l’interno; mentre la protagonista, incurante di ciò che avviene alle sue spalle, sembra osservare qualcosa che accade all’interno della casa e che a noi è precluso.